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Appunti in preparazione alla festa di S. Teresa d’Avila S. TERESA, PATRONA DELL’ISTITUTO FMA
PIERA CAVAGLIÀ, fma

* Maria Domenica Mazzarello e la spiritualità di S. Teresa
Nella formazione spirituale di Maria Domenica Mazzarello si nota un notevole influsso di S. Teresa d’Avila, sia direttamente attraverso la lettura di alcune sue opere (ad es. La Vita), sia indirettamente attraverso la mediazione di Giuseppe Frassinetti, grande amico e “maestro” di don Pestarino. Le sue opere ascetiche sono impregnate della dottrina della Santa. La formazione delle Figlie dell’Immacolata è in gran parte “teresiana” sia per la concezione della preghiera, sia per le “amicizie spirituali” in vista dell’aiuto fraterno nel tendere alla santità. Grazie all’opera formativa del Frassinetti, le Figlie dell’Immacolata vengono a conoscere alcune parti del Cammino di perfezione richiamate nel contributo: Pater noster di S. Teresa di Gesù. Trattato della preghiera (Parma 1860) da lui stesso elaborato a partire dalla spiritualità di Teresa. Una testimonianza ricavata dalla biografia di madre Petronilla Mazzarello si rivela interessante al riguardo. Già anziana amava ritornare sulle letture che avevano illuminato gli anni della giovinezza di Maria Domenica. “La trovavo spesso – ricordava – occupata nella lettura delle petizioni del Pater di Santa Teresa. Appena arrivavo, passava il libro a me perché le leggessi a voce alta un tratto e poi glielo ripetessi con parole mie. Al commento pensava lei e lo faceva con aurea semplicità. Ella gustava tanto la lettura di quel libro e cercava di farla gustare a me […]. Mi faceva scrivere delle massime di S. Teresa che parlavano della presenza di Dio” (MACCONO, Suor Petronilla Mazzarello 84). Inoltre, le Figlie dell’Immacolata leggevano il libro: Le amicizie spirituali, imitazione di S. Teresa pubblicato dallo stesso Frassinetti a
Genova nel 1853. Il Maccono scrive che si trattava di un opuscolo che
“tutte possedevano” (Vol. I 62).
* La scelta di don Bosco

Don Bosco sceglie S. Teresa d’Avila (1515-1582) come Patrona dell’Istituto delle FMA, in continuità con la tradizione spirituale delle Figlie dell’Immacolata. Si tratta di una spiritualità senza contrapposizioni o dicotomie. In essa tutto l’umano viene valorizzato e unificato dalla presenza di Dio. Questo stupisce – nel suo significato profetico - se lo si inquadra nel tempo della riforma luterana, colorata di pessimismo. Teresa sa armonizzare la contemplazione e l’instancabile attività, lo spirito
di fede e la concretezza pedagogica con cui guida le suore, l’interiorità e la
gioia comunicativa, l’umiltà e la denuncia coraggiosa del male di quegli
pseudo-dotti che intralciano il cammino della santità.
L’esperienza spirituale è da lei espressa nell’ottica dell’amicizia verso Dio
e verso gli altri
.
Nel Cammino di perfezione rileva quanto è importante “sentire e mostrare
tenerezza, essere sensibili alle pene e alle più piccole infermità delle
sorelle” (7,5).
Trovare Dio è infatti dimorare nell’amore e nella gioia. È trovare se stessi,
conquistare la libertà dello spirito e dunque svincolarsi dall’effimero e
vivere nell’allegria. Questa integralità di prospettiva e questa visione
ottimista è appunto quella che è molto cara a don Bosco.
In una sua visita alla comunità di Alassio, don Bosco chiese alle FMA: “Siete tutte allegre? E proseguì: “Vi raccomando santità, sanità, scienza ed allegria! Fatevi tutte Sante Terese! Ricordatevi che il demonio ha paura della gente allegra. Egli vi tenterà di scoraggiamento per il molto lavoro che avete (parlava nel laboratorio)(MB X 648). Nelle Costituzioni del 1885, don Bosco aggiunse nell’articolo riguardante la Maestra delle novizie: “S. Teresa voleva le Religiose allegre,
sincere ed aperte. Pertanto la Maestra delle Novizie avrà l’occhio a rendere
appunto tali le sue alunne, perché le Suore di cosiffatto carattere sono le
più atte ad inspirare alle giovanette e alle persone del secolo stima ed
amore alla pietà e alla Religione”
(Regole o Costituzioni per le Figlie di Maria
SS. Ausiliatrice
aggregate alla Società Salesiana, Torino 1885, Tit. IX,5).

* Riferimenti alla spiritualità di S. Teresa in merito alla GIOIA

S. Teresa volle infondere alla convivenza fraterna un tono di
allegria interiore ed esteriore, di serenità e libertà di spirito, di giovialità
e senso dell’umorismo che rende simpatici e attraenti.
Ricercò l’equilibrio tra la solitudine e la gioiosa comunicazione, fra
la monotonia dei giorni e le celebrazioni festive. Non pretese di formare
persone segnate dalla penitenza, ma oranti e ”serve dell’amore”.
“E’ il Signore che ci ha riunite, la nostra casa è il Castello di sua Maestà.
Egli avrà cura di noi”.
“Egli sta unito a voi e vi insegna. È bene per il discepolo abituarsi a
rimanere unito a Lui”.

La ricreazione è opera di tutte e di ciascuna. Pone alla prova l’amore.
Nessun membro della comunità deve esimersi dalla ricreazione.
Per S. Teresa la religiosa che cerca la solitudine durante la ricreazione non
solo si sbaglia, ma presenta sintomi pericolosi. Anna di S. Bartolomeo,
segretaria e infermiera della Santa, scrive a proposito:
“Alcune volte qualche religiosa chiedeva di non andare alla ricreazione, per
un maggior raccoglimento, desiderando appartarsi dalla comunità. Ma
nostra Madre insisteva molto che questo non si facesse, e la rimproverò
dicendo che tutto era amor proprio e inganno del demonio e che, con la
scusa dello spirito, si rendeva singolare e perdeva l’amore alle sorelle. Che
per questo c’erano quelle due ore: per comunicarsi con amore le une alle
altre, per acquistare – come dice S. Pietro in una lettera – uno spirito
nuovo.
E questo era lo spirito che la nostra santa Madre ci insegnava: che ci
amassimo le une le altre, animandoci vicendevolmente al servizio di Dio,
aumentando in carità e stima verso ogni sorella: e questo non si può fare
isolandosi”.
La ricreazione è dunque un momento culminante di relazione fraterna, uno
dei grandi impegni per cui lottò S. Teresa di Gesù. Fu lei con l’esempio più
che con lo scritto che caratterizzò questo atto comunitario fin dagli inizi
delle fondazioni.
La ricreazione della comunità Teresiana viene ad essere il riflesso della
medesima, che – secondo i testimoni – era straordinariamente allegra e
gioviale.
Due volte al giorno, con un’ora di durata, dopo i pasti principali, la
comunità condivide la parola con allegria. La carmelitana autentica
desidera questo momento: la gioia interiore si trasforma in scherzi
gioviali, risa, aneddoti e commenti. La ricreazione è il termometro del
cammino felice o meno della comunità. È sollievo e cura dell’animo e del
corpo.
Poi le sorelle, rinforzate dalla gioia e parola fraterna, ritornano alle proprie
occupazioni.
La vita spirituale per Santa Teresa consiste nell’instaurare un rapporto
personale con Dio camminando nella verità e nella gioia.
La preghiera non è altro, per me, se non un rapporto d’amicizia, un
trovarsi frequentemente da soli a soli con Chi sappiamo che ci ama
” (Vita
VIII,5).
Tale rapporto viene coltivato e potenziato in un cammino di
autoformazione continua radicato nell’amore:
“Se non procurate di acquistare le virtù, rimarrete sempre delle nane. E
piaccia a Dio che vi limitiate soltanto a non crescere, giacché in questa
via, come sapete anche voi, chi non va innanzi torna indietro. Ritengo per
impossibile, infatti, che l’amore, quando esiste, si accontenti di rimanere
sempre al medesimo stato”
(Castello VII, 4.9).
“Tutto il bene dell’orazione è fondato sull’umiltà” (Vita X, 5). Questa è
infatti è l’atmosfera propizia per la preghiera.
L’umiltà è “andar en verdad” = camminare nella verità.
L’umile è colui che – convinto che Dio solo è tutto – ha lo sguardo rivolto a Lui e cammina nella sua Verità anche nelle cose piccole: dimentica se stesso, si fida poco di sé, non ambisce a cose elevate e superbe, non fa nessun conto di onore e disonore (cf Cammino 12-13); tace quando è accusato (cf ivi15,2), non guarda ai peccati altrui, ma considera i propri, anche nel ricordo delle proprie debolezze rimane calmo e sereno, accetta riconoscente le grazie che riconosce puro dono gratuito dell’amore di Dio, è contento e lieto dovunque lo conduca il Signore, gode di Dio.

Source: http://www.zustersvandonbosco.be/documenten/Teresa%20van%20Avila.pdf

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