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LUIGI CHERUBINI
LIBRETTO
ATTO PRIMO

Presso la reggia di Creonte, in vista del mare, a Corinto.
Ancorata al fondo è la nave Argo.
Introduzione
Glauce, le Ancelle

1ª Ancella
Quando già corona Amor
i vostri sospir,
su gli occhi ancor vi sta
sì profonda tristezza?
Su, venite a gioir
della nostra allegrezza:
il cielo a voi darà
i dolci suoi favori.
2ª Ancella
Domani, allor che in ciel l’aurora
su lieto patrio suol
verrà compagna al sol,
faranno Imene e Amor
a vostra legge schiavo il cor
di lui che v’ama e adora.
Coro
Quando già corona Amor…ecc
Glauce
Ahimé! Gioir vorrei;
ho timor del domani;
invan dal ciel gli Dei
su me piover fanno
dolce gaudio d’amor.
Al mio pensier Imen
ormai non è che affanno:
Imen sarà domani
cagion d’aspre lagrime al cor!
1ª Ancella
Gettate lungi l’infausto presagio,
e date lieto il cor
a le gioie d’amor:
presago amaro duol
non è che nube vana
che mai potrà velar
di sì bel giorno il sol.
Ancelle e Coro
La rea vision crudel
scordar farà l’Imene!
Amor d’un cor fedel
ben può sanar le pene.
Illusion, sogno
che vi offese il cor:
Imene avrà virtù
di farvi lieta ancor.
Il reo dubbiar così
da voi sia ognor lontano;
il Dio d’Amor gentil
dal ciel pregar v’udì;
né invan sperò giammai
chi il Dio d’Amor pregò.
Glauce
Io cedo alla vostra preghiera:
cara amistà, tu conforti il mio cor!
E tu, che a me divin
prometti il destin,
o amore,
sii fido a me,
sii fido a un cor che spera.
O Amore, vieni da me!
Fa cessar questo duol;
si confida in te sol
la tua Glauce fedele.
Vien! Penetra i sensi miei;
vieni! Accendi il mio cor
del tuo divino ardore!
Amor, tua fiamma accendi,
in me discendi, Amore!
e per te, per te sol
beata sarò!
Scendi in me, per te sol
lieta un dì io sarò!
Deh, bel foco d’amor,
i sensi miei ravviva:
al tuo calor
il reo dubbiar
dileguar io vedrò.
Scendi in me,
vieni Amor,
sol per te
lieto ho il cor!
Da me sia lungi ognor
la fatal maga torva,
che a sua malia legò
d’un eroe l’alto cor!
La rabbia sua, la sua presenza
non turbi mai il nostro amor:
a noi l’Imen porga ristor!
Se tu in me scendi, Amor,
ogni dubbio si parte dal cor:
è per te sol ch’io spero ancora
e tremar più non so.
No, Medea non può spezzar i dolci nodi:
forza più su Giason
no, Medea non avrà!
La virtù sua fatal
vinta è già!
Creonte
(entrando con Giasone)
No, non temer: t’affidi il mio parlar.
Dei figli tuoi proteggerò la vita.
Son cari, sono senza colpa ancor:
dovranno espiar la colpa della madre?
Glauce
(a Creonte)
Incontro a me tu vieni incerto:
soffrir mi fa la lunga attesa!
Creonte
Tu sai che i figli di Giasone diedi
al Tempio già per educar: gentil,
ardente è il cor
del popolo mio fedel: egli odia e ama;
ed or la vil maliarda a morte vuol:
e poi che aver la madre ancor non può,
domanda i figli a far giustizia pronta!
Glauce
Li salva, padre mio!
Creonte
Qual pegno gentil li presi un dì
Ed io li salverò da fido amico.
(un Argonauta si avvicina a Giasone parlandogli in disparte)
Giasone
(a Creonte)
O Re, ti fanno omaggio qui gli eroi
recanti il vello d’oro, gli Argonauti.
Deh, lascia che porgiamo il bel tesor
a grande onor di Glauce bella ai piedi.
(Giasone si unisce agli Argonauti; Creonte e Glauce salgono il trono).

(Creonte e Glauce si sono assisi sul trono; gli Argonauti sfilano in loro presenza portando in
trionfo il vello d’oro e una immagine della nave Argo)

Coro
De l’alta impresa reca a voi le spoglie;
le sue gloria e l’allor
offre a voi per omaggio,
col vello d’oro che a Colco strappò.
Glauce
Ah, Colco!….
Coro
Offre a voi per l’amore
Le sue glorie e l’alloro.
Glauce
Ah, Colco! Pensier fatal!
Oh funesto presagio!
Giasone
(rivolgendosi a Glauce)
Che vedo? Che triste pensiero
v’oscura gli occhi così?
Creonte
(a Glauce)
Che mai ti turbò?
Perché ti fai sì smorta in viso?
Glauce
Ahimé! Lo splendor di questa eroica
gesta grave il duol mi fa.
E di Colco il suol fatato
dove il drago fu domato!
Il potere di Medea
del gran mostro avea ragione.
La vedremo presto giunger qui!
Chiederà Giasone;
preci e astuzie adoprerà:
se non valgan le minacce,
della maga l’aria fosca
struggerà paese e reggia!
Giasone
Sparito, o buona Glauce, è il suo poter:
no, no, contro l’amor non può lottare.
Glauce
(stringendosi a Giasone in un abbraccio)
Mio protettor sei tu:
da te nei perigli avrò coraggio.
Giasone
Or che più non vedrò
quella sposa crudele,
che a me vergogna e pianto fu,
del lungo error non ho
la memoria più,
il mio destin si rinnovella.
Fu Imene il mio dolor,
avrò gioia da Imen.
Felice ai vostri pie’
Giasone or vuol giurar:
forza umana giammai
da lui vi può strappar!
Creonte
Ah! già troppo turbò
questo dubbio la mente:
aiuto a voi verrà
solo dal ciel clemente.
A gli Dei appartien
i sacri nodi unir:
a lor del vostro Imen
noto è già l’avvenir.
Pronube Dive, Dei custodi,
vegliate i figli miei:
discenda sopra lor
la grazia vostra ognor!
Non sdegnate, o Dei,
questa prece!
Deh, sia felice il loro Imen,
così sarò anch’io felice appieno
ed io sarò il padre più beato!
Glauce, Giasone, Creonte, Coro
Dio d’Amor! Dolce Imen!
Scendi e lega con mite virtù
tue catene qua giù!
Ascolta, Dio d’amor, nostre lodi:
dolci nodi lega, Amore!
Vieni, Imen!
Dei belli amanti in cor
accendi il divo ardor!
Un serto al capo lor
d’immortale mirto posa!
Gran gioie promette l’amore,
ma sol per te il cor riposa?
È sol in te perfetto amore!
Il capo delle guardie
Signor!
Ferma una donna a vostre soglie sta:
l’aspetto suo è strano e misterioso:
ricopre la sua faccia con un fitto vel:
ha breve e dura al labbro la parola.
Creonte
Il nome?
Il capo delle Guardie
Non so.
Aveva il braccio teso a minacciar!
Signor! Già vien, l’udremo alfin parlar.
(appare Medea: ha un fitto velo alla faccia; si ferma al fondo, guardando intorno con solennità)
Medea
È forse qui che il vil sicuro sta?
È qui che amor dà gioie ai traditor?
Giasone
Ah! Quale voce!
Creonte
Chi sei tu?
Medea
(si avanza e getta indietro il velo)
Io? Medea!
Tutti
Medea! Ah!….
Medea
Popolo, no! Non devi tu tremar:
ti fida in me !
(indicando Giasone e Glauce)
Per essi io sono qui.
Gli Argonauti
La rea scacciam!
Coro
Ah, no! Fuggiam,
ché qui restar è sciagura!
(gli Argonauti e il popolo vanno via in disordine; Glauce è sostenuta dal suo seguito)
Medea
(a Giasone)
Or parla tu!
Perché muto stai?
Nulla hai tu
da dire a me tua donna?
Creonte
Perché sei venuta al regno mio?
Medea
Con quel poter
che il mio dolor mi dà,
col diritto mio che a me strappar si vuol,
perché Giasone è mio!
Giasone
Tuo sono? Io? Davvero
un dì la tua malia mi vinse!
Or sciolto son da te!
Creonte
Medea, va!
Ascolta per tua norma il mio voler.
Scende su te, non schiava ancora, il sole:
a l’alba il sol ti può trovar prigione.
Medea
Minacci tu? Minaccio anch’io! Se sposi
Giasone Glauce tua figliuola,
io giuro qui la sposa a lui strappar,
e lei straziar, così alfin ne muoia.
(Glauce cade nelle braccia delle sue donne; Giasone tenta confortarla)
Creonte
Qui tremar devi tu,
donna rea, empia maga!
Empia donna crudele!
Creonte in suo poter
dell’arte tua fatal
il corso arresterà.
Fremer tu devi ormai
del destin che ti aspetta :
su di te più crudel
scenderà la vendetta!
Sotto i pie’ s’apre a te
l’infernal bolgia orrenda:
doman sarà il supremo tuo dì!
Empia maga crudele,
donna rea senza cor!
Già l’Averno ti chiede! Ormai tremar
donna rea, devi tu!
Glauce
Infelice!
Creonte
Trema!
Coro di donne
Numi!
Creonte
Empia donna fatale,
fosca maga crudele!
Dell’opra vil corso arresterò!
Donna rea, te ormai
l’infernal bolgia attende!
Te doman ingoiar
dee la bolgia infernal!
Fremer tu devi ormai
del destin che ti aspetta.
Glauce
Cielo! Sol mi puoi tu salvar!
Creonte
Per te spuntò il supremo tuo dì!
Coro
O cielo!
Odi me qui pregar!
Glauce tu puoi salvar!
Creonte
Venne il tuo dì fatale!
Empia donna funesta,
crudel, aspro duol
già l’Averno t’appresta!
Per te spuntò
Il fatal dì mortal!
(Creonte esce con Glauce, sostenuta dalle sue ancelle)
Medea
Taci, Giason, e affisi immoto il suol?
Un’aspra guerra si combatte in te:
il nuovo e il vecchio amore in te fan guerra.
Giasone
Non più! Me stesso un dì tradii
quel dì che amore a te giurai!
Del mio valor fui traditor,
nel fango l’onor mio gettai!
Medea
Falsa è la tua parola e ben crudel:
indegna di Giason!
Ricordi il giorno tu,
la prima volta quando m’hai veduta?
Sognato abbiam celesti gioie in terra,
insiem legati in sacro eterno amor!
Non io vegliai allor a tua difesa?
Non io spezzai de’ tuoi nemici il vanto?
Non mio fratello a te sacrificai?
Giasone ascolta! Senti, senti ancor!
Dei tuoi figli la madre
tu vedi vinta e afflitta,
fatta trista per te
e pur da te proscritta!
Tu lo sai quanto un giorno t’amò,
crudel! A te fu cara un dì!
Sola qui, senza amor,
scacciata, dolorosa,
se mai mi fossi apparso
io sarei buona ancora,
sarei pietosa!
Il cor non sapea
le orrende passioni;
scorrea la notte in sogni buoni,
splendeva a me sereno il dì.
Ero felice allor,
avevo un padre, un nido:
ho dato tutto a te!
Torna sposo per me!
Crudel! Crudel!
Io non voglio che te,
non voglio che te solo.
Medea t’implora qui:
ai piedi tuoi starà!
Pietà! Per tanto amor che volli a te,
pietà! Torna a me!
Torna sposo per me!
Giasone
Son vane minacce, prieghi, duol!
Va via di qui! Creonte minacciò:
rammenta il suo parlar!
Me lieto aspetta l’alba
al talamo di Glauce mia diletta.
Medea
Nemici senza cor,
astuta mia rival,
che me straziar volete,
de l’Orco i Numi qui
io chiamo a testimon.
del giuro mio fatal
d’Olimpo ancor gli Dei!
Questo Imen traditor
niun vorrà benedir!
Io ne attesto gli Dei,
questo Imen non sarà!
Giasone
Fate, o Numi, cader
la feral sua minaccia:
serbate immune ognor
da sue vendette il re!
E reggia e sacro suolo,
o Dei, salvate ognor!
Medea
O fatal vello d’or,
trionfal gloria amara!
Di sangue e pianto un dì
molto hai tu da costa!
Giasone
O fatal vello d’or,
trionfal gloria amara!
Di sangue e pianto a me
quanto già costi tu!
Medea
Per far penar
l’ingrato ch’io detesto,
i tuoi più crudi orror
m’ispira, o Colco, tu!
Giasone
Fatal maliarda vil,
crudel dal cor reietta,
va via, va via di qui!
Il tuo castigo aspetta.
Medea
Fuggir?
Giasone
Va, va!
Medea
Se questo è il destin,
Medea col suo fuggir
il cor ti strapperà!
Crudel!
Giasone
Possente è il re: gli sdegni
temer tu ne devi!
Medea
Fu re mio padre ancor
ed io tradii mio padre!
Giasone
Or corri a morte tu!
Medea
Morrò, ma voglio a te
tal memoria lasciar
che non m’abbia mai più
nel futuro a scordar!
Giasone
Alla morte tu vai,
dura morte t’aspetta!
Medea
Ma prima di morir
avrò la mia vendetta!
Giasone
A morir già tu vai!
L’ora tua or suonò!
Medea
Ma prima di morir
la mia vendetta avrò!
Morirò con piacer
se il ciel mi dà
la vendetta goder!
Giasone
Corinto ed il suo re
siano o Dèi salvi ognor,
o fatal vello d’or,
di sangue e pianto
un dì molto hai
tu da costar.
Medea
Giammai per te
verrà il nuzial
dì per te
o fatal vello d’or
di sangue e pianto
un dì molto hai
tu da costar.
Medea/Giasone
O tu, fatal Toson,
gran dolor dêi costar,
o fatal vello d’or!
ATTO SECONDO
Un’ala del castello di Creonte. Medea scende in grande agitazione i gradini del palazzo
Medea
Soffrir non posso, troppa è l’offesa!
Si vuol ad una madre i figli strappare!
L’onta ho sofferto d’una menzogna;
l’esilio ancor nulla è per me!
Sol a uno strazio regger non posso:
che ai figli s’apprenda d’odiare la madre
è tale dolor che soffrire non so!
Neris
(entrando agitata)
Ahimé, mia signora!
Medea
Che nuove mi porti?
Neris
Alla reggia urlando corre
fiero il popolo in tumulto:
con grida funeste chiama
la vendetta più crudel:
di Medea il sangue vuol!
Fosco al tuo calcagno l’odio sta!
Raminga sulla terra,
maledetta su nel ciel!
Non tardar, veloce va,
fuggi via o sei perduta!
Medea
Io resto!
Neris
Vuoi restare? O Dei! Ei viene!
Ecco già Creonte.
(Creonte arriva col suo seguito)
Creonte
Vanne, lascia questo suolo,
ché del popol l’ira giusta
si rovescia già su te !
Fuggi, va! Ti potrà salvar
oggi il braccio mio, domani
forse più nol può!
Medea
Se cagionai gravi lutti, mio Signore,
sol da voi, nobil Re, avrò perdono:
sperando in voi qui restai.
Creonte
Non più! Non più!
Chi compie tal gesta
se pur prega niuno gli crede.
Medea
Date almen per pietà
un asilo a Medea!
Nel mio mister così
morirò tutta sola:
felice s’io talor,
figli miei, vi vedrò,
se abbracciar vi potrò!
Scorderò di Giason
il giurar menzogner!
Vo’ scordare Giasone
che il giuro tradì!
Creonte
Con tue false lusinghe
tu credi sedurmi?
Medea
Imploro ai vostri pie’! Udir vogliate,
signor, la mia preghiera!
Pei figli vostri, o Re, abbiate di me pietà,
date a me tal pietà!
Creonte
Dal regno mio ten va!
Medea
Un asil date a me!
Creonte
Nulla può me piegar!
Medea
Care sponde del Fasi,
o mia patria lontana!
Oh d’un ben ch’io perdei
ricordanza dolente al pensier!
Creonte
Empia sorella, figlia indegna!
Medea
Pietà!
Creonte
Ten va!

Medea

Pietà!
Un asil a me date!
Creonte
Va fuor dal regno, va!
Non avrò pietà
Medea
Re degli Dei! Re degli Dei1
Chi mi die’ tal dolore
fuggir non possa, no,
l’occhio tuo scrutator!
Neris
Oh ciel! Possente è il re,
non sfidar il suo sdegno:
fa cessar, se tu puoi,
la minaccia sua fatal!
Creonte e guerrieri
Ciel! tu ci salva ognor
dal crudel tuo presagio!
Deh, tieni a noi lontan
il furor suo fatal!
Disperdi, o Giove, tu
il presagio suo feral;
del reo presagio mai
non spunti il dì fatal!
Medea
Prostrata ai vostri pie’
imploro, o mio signor!
Vogliate udir, mio re,
signor, la mia preghiera!
Creonte
Dal regno mio ten va!
Medea
Ebben! Tutto mi manca!
Mi piego alla sorte!
Ecco, in esilio andrò,
io subirò il destin
che m’offre il mio consorte!
Ma vogliate tardare
ancora un solo dì.
Ahi, che il mio triste cor
si appresti al suo destin!
Creonte
Tu chiedi un altro dì
per qualche infamia nuova!
Medea
Che mai vi posso far
se il duol frange il cor?
Come mai rifiutar
un giorno al mio dolor?
Creonte
So che da mia bontà
aver potrò sventura;
ma so che in cor non ho
d’un tiranno il rigor.
Ti concedo un sol dì
e sia fatto così
il voler degli Dei!
Medea e Neris
Tale gentil bontà
il cielo a voi compensi!
Creonte
Di mia clemenza tu trionfi,
ma ne avrai così nuova pena!
Se al terzo giorno ancor
nel regno mio sarai,
guai a te, guai a te!
Crudel destino avrai!
Medea
O mio padre! O mio padre!
Patrio suol! O mia Colco diletta!

Creonte
Tosto tu dêi tornar
a Colco che tradisti!
Coro
Rendete alfin la calma
al nostro sacro suol!
Medea
Re degli Dei,
Giove immortal!
Chi mi die’ tal dolor
fuggir non possa, no,
l’occhio tuo scrutator!
Neris
Ah no, pel ciel! Frena or tu la tua rabbia!
Del gran re non sfidar
il tremendo furor!
Coro e Creonte
Giusto ciel! Giusto ciel!
L’ira sua sperdi tu,
il furor suo funesto!
Disperdi, o Giove, tu
il presagio feral;
del reo presagio mai
non spunti il dì fatal.
(Medea, dopo l’imprecazione, è caduta sulla gradinata del palazzo; sembra assorta in un profondo
e sinistro sogno. Neris, timorosa, le si accosta un poco, non osa interrompere il cupo silenzio della
sua signora)
Neris
(tra sé)
Medea! O Medea! E’ tutta vinta e affranta.
Non m’ode più.
Chi mai soffrì sì come te, Medea?
Divisa dal consorte e dai figliuoli,
di terra in terra devi triste errar,
cercando pace senza mai trovarla!
Il cuor mio sol è aperto al tuo dolore;
ovunque andrai ti seguirò fedele.
Solo un pianto con te versare,
ogni lutto, ogni duol
divider vo’ con te!
Fedel mi trovò la sciagura,
in morte a te fedel sarò.
Fin che vivrò io ti sarò fedele.
Infelice! Infelice!
Principessa cara e infelice,
chi potria rifiutar
il pianto al tuo destin?
Ben fu la sorte a te crudele!
Ognora vicina a te sarò,
io piangerò
con te starò,
ti seguirò fedele.
Medea
(tra sé, riscuotendosi)
Creonte a me solo un giorno dà?
Sta ben: Medea saprà usarne.
(sorge)
Morrà! Perisca questa mia rival
che fece sue le gioie mie più care!
No, grave più, orrido il colpo cadrà!
A l’onta crudel la vendetta sia par.
Ah, s’egli un padre, se fratelli avesse!
Che? Non ha dei figli?…
Ah, dove mi porti, sdegnato mio cor?
Neris
Va, Medea! Fosco viene e minaccioso
a te Giason!
Medea
Io voglio a lui parlar!
(Neris esce, arriva Giasone concitato)
Giasone
Novella strana appresi or or!
Un giorno ancor ti die’ Creonte!
Per qual cagion?
Che giova un giorno a te?
Medea
Dei figli miei l’amor mi rendi!
Giasone
No, piuttosto il mio sangue e la vita,
che darti i piccoli
cari innocenti!
Medea
(con gioia a stento nascosta)
Oh gioia! ei li ama ancor!
Or so che far dovrò!
Finzione, sol tu puoi
aiuto dare a me!
Ch’io menta!….
(infingendosi)
Figli miei, miei tesor,
lungi a voi il reo destin mi chiama!
Ahimé! Mai più vi avrò con me!
Mai più potrò serrarvi stretti al cor!
Da voi lungi vivrò,
vostro padre lo brama!
Io morrò senza voi,
mai più con voi sarò!
Senza voi io vivrò,
è Giason che lo vuole!
Io morrò, là, lontan,
mai più vi rivedrò!
Giasone
Ancor potrai gioir
della cara lor presenza:
sino al tuo dipartir
resteran presso a te!
Medea
Ah, signor!
Sì gentil favor
giammai cadrà dal mio ricordo!
Ah, cari miei tesor!
veder vi posso ancor,
bei frutti de l’amor!…
Amor! Oh sovvenir!
Giasone
(commosso)
Oh dolor! Oh pensier triste al cor!
Medea
Oh giustizia del Fato!
Giasone
Oh memoria crudel!
Medea
Oh ripudio esecrato!
Giasone
Cerco invano da me
scacciare quel pensier!
Dolce amor d’altri dì!
Oh dolor grave al cor!
Medea
(terribile, fra sé)
Pagar ben tu dovrai
i miei falsi sospir,
questo mio falso duol!
(una schiera di Sacerdoti attraversa la scena, uscendo dal Tempio, sul fondo ed entra nella reggia;
solo Giasone la scorge)
Giasone
Verrà presto all’altar
il re pel sacrifizio:
benigni figli miei
pregar ei vuol gli Dei!
Io vo’ pregare il ciel
che a Medea sia propizio?…
Medea
Così tu vai, Giasone?
Così mi lasci tu?
Triste addio! Fiero duol!
Giasone
Che ognor tu sia felice!
Medea
Crudel, da te divisa
com’io gioir potrò?
Giasone
Oh pianto d’una madre!
Medea
Grazie a voi, giusti Numi!
Giasone
Ph dolor grave alsor!
Medea
Oh ripudio esecrato!
Giasone
Io da me cerco invan
di scacciar quel pensier!
Cerco invan di scordar
il dolce antico amor!
Medea
Cari pagar dovrai
i miei falsi sospir!
Caro pagar dovrai
il mio falso dolor!
(Giasone ritorna alla reggia)

Medea
(sola)
Hai dato pronto ascolto al mio pregar:
d’amaro pianto a te sarò cagion!
(entra Neris)
O buona Neris, va,
mi porta i figli miei!…
Neris
Io temo che Giasone…
Medea
Ei tutto sa: son miei per tutto il dì.
Neris
Perché volesti ancora i figli tuoi?
Più grave in rivederli è il tuo dolore.
Medea
(solenne)
Taci e ascolta di Medea l’ultimo voler.
Diadema e peplo sono noti a te,
d’un infernal magia dotati
che Febo Apollo a me donò;
di Glauce a nozze offrirli or tu dovrai!
Neris
Un dono mandi a chi ti strazia il cor?
Medea
Il mio segreto tu saprai tra poco.
T’affretta!
(Medea e Neris sul davanti della scena; Creonte, Giasone, Glauce, Sacerdoti, guerrieri, donne
popolo al fondo. Sotto il porticato passano Creonte, Giasone, Glauce e tutto il corteo. Entrano nel
Tempio: una parte del popolo rimane davanti alla porta; se ne odono i canti, si vede il sacrifizio)
Medea
(va verso il porticato, ma udendo i canti torna indietro)
Ah, triste canto! In suon festoso
il corteo nel Tempio va.
Fatal gioir!
invan cantate vittoria qui!
Il dono mio contien la morte!
(a Neris)
Neris! vien!
(entra sulla scena il corteo; in testa una schiera di musici; Medea e Neris si nascondono dietro un
frammento di colonna rovinata che è al proscenio, a fianco del palazzo)

Coro
Dio de l’Amor! Deh, vien dal ciel!
Discendi a noi cinto di fiori!
Medea
Oh, maledetti questi canti ognor!
Sacerdoti e guerrieri
Dio d’amor!
propizio sii tu!
Amor, accetta i nostri doni!
Medea
(passeggia con furore)
Quei canti ahimé! o rabbia infernal!
(durante questo coro entra il Sommo Sacerdote, accompagnato da altri due Sacerdoti. sopra un
altare che sorge quasi al proscenio accendono l’incenso. Essi non vedono Medea. finita la loro
libazione ritornano nel Tempio).
Coro
Dolce Nume, dal ciel
compi il voto d’Amor!
Corona, dolce Imen,
questo giorno beato!
Creonte
Ascolta il mio pregare!
Glauce
Ascolta il giuro fedel!
Medea
(col pensiero a Glauce)
Ah, mal trionfi tu!
Se cingi il moi diadema,
il sogno va
e a te la morte viene!
Creonte
Accogli il voto mio!
Glauce
Ascenda il giuro a te!
Giasone
Imen! Ascolta il mio pregar!
Veglia sui figli miei!
Medea
Il mio furor la vostra gioia affina
e terra e ciel in suo poter trascina!
(il corteo esce dal Tempio e torna lentamente al palazzo di Creonte)

Coro
Deh, posa al crin
del sacro mirto il fior!
Scendi a noi, dolce Imen,
compi i voti, Dio d’amore!
Medea
(con tragico ardore)
Io pur amor
io pur qui sto!
Io vengo a te,
mi stringo ai tuoi altar!
Chiedo ancor quella fe’
che Giason mi giurava,
che Giasone ha tradita!
Coro
Al lieto rito vieni!
Dolce Amor, scendi a noi!
Eterna la virtù
dei loro giuramenti!
Medea
Questa promessa un dì
tu l’avesti da me!
Amor! la mia vendetta appresta!
Imen, Imen!
Questa promessa un dì
sol per me
diede a te l’infedel.
Sorridi al mio furor!
Amor, amor!
Ridi con me!


ATTO TERZO
Medea
(sola davanti al tempio)
Numi, venite a me, inferni Dei!
Voi tutti che aiutaste il mio voler,
la vostra forza ancor m’assista,
voi l’opra mia compier dovete.
Distenda in ciel la nera morte il velo,
e popol strugga e re
in sua rovina orrenda!
O cari figli, strazio mio supremo,
ch’io sacro qui dell’odio a l’atre Dive,
non debb’io mai il sangue vostro espiar!
Sì! vostro padre fu che v’uccise!
Reietto in terra il vil, lo sperda il ciel!
S’appressan, ahimé, quale tormento!
Un cuor di madre batte nel mio petto.
Natura, or tu invano parli a me.
Morir dovran! Negata è lor la vita:
votati son de l’atra Erinni al nume!
Il suo voler sol comanda in me!…
(Neris esce dal palazzo, tenendo per mano i figli di Medea)
Neris
Compiuto fu, Medea, il tuo voler;
il peplo già ed il diadema ha Glauce.
Ti rende grazie…. Ma perché taci tu?
Guarda, sono i figli tuoi!…
Medea
(con terrore)
I figli! Ah!
(i bimbi corrono alla madre; Medea li respinge)
Lontan! Lontan! serpenti, via da me!
Dal collo mio lontan!… mi soffocate!…
Neris
Che dici?
Medea
(carezzando i figli)
Guarda ei pur così… così Giasone
falso ha lo sguardo! a morte, orsù!
(leva alto il pugnale per ferire; il pugnale le cade: abbraccia i figli piangendo)
No, cari figli, no!
Neris
(vedendo il pugnale)
Oh Dei del cielo! che vuoi fare?
Levar la man tu puoi sul sangue tuo?
Ritorna in te, Medea, torna in te!
Pel reo soffrirà chi è senza colpa?
Medea
(stringendo sempre a sé i figli tra le braccia)
Son vinta già! cessò del cor la guerra;
sul ciglio mio il pianto alfin tornò!
Li vedo ancora, ancor li stringo a me;
non penso più al duol che m’arde in seno;
ritorna a ieti dì il cor sereno.
Del fiero duol che il cor mi frange
nulla mai vincerà l’orror!
O figli niei, o figli miei,
io v’amo tanto! miei tesor!
E pensai di passarvi il cor!…
O dei del ciel!
Santa giustizia!
Fu per voi se mia man
dal colpir risté;
se al furor l’ardor!
Fate, o Dei,
ch’io non voglia mai
questo folle orror!
Non permettete questo
feroce lor tormento:
spegnete in cor le furie
orrende, giusti Dei!
A morte l’esecrato
autor del mio tormento!
dee penar, dee soffrir;
ciò basta al mio contento!
Spergiuro! Spergiuro!
Ah, il pensier di Giason
raccende il mio furor!
Del fiero duol che il cor mi frange
nulla mai vincerà l’orror.
O figli miei, o miei tesor,
io v’amo tanto!
e pure in me
io sento ancora,
a voi guardando, ahimé,
rinato il mio furor!
Neris
(osservando Medea, tra sé)
D’amore il raggio ancora in lei s’è spento
che breve tempo ai figli suoi brillò,
e sol potrà nel sangue ciò finire….
Medea
(a Neris)
Neris, che hai fatto tu del dono mio?
Neris
Il tuo diadema Glauce assai gradì:
chiamò le ancelle a sé contenta e lieta;
volle del dono tuo la fronte ornare,
perché di lei Giasone andasse altero!…

Medea
La uccida, o Numi, l’empio giubilo!…
(proseguendo con mistero)
Ascolta! Quel diadema un dì
con l’arte mia dotai di forza arcana:
mortal veleno Glauce struggerà
se pose al crine il bel diadema d’or!
Neris
Medea! aspra ben punisci tu!
La mala pena basti almeno a te!
Risparmia i figli!…
Ah. s’invola il dì,
e presto tu sarai da lor divisa!
Medea
E’ tempo già! tu salva i figli miei!…
Il ciel ti assista ora contro me!…
(Neris fugge nel Tempio coi fanciulli, chiudendo la porta dietro di sé)
FINALE
Medea
E che? Io son Medea! Io sono madre
e li lascio in vita? Che mai fu?
Dove son? Son ciechi gli occhi miei!
Pei figli di Giason
potei aver pietà?
Son figli miei!…
Se sono figli a me,
padre è Giasone a loro!
Infelice! Infelice!
come puoi tu pensar d’essere madre?
Come puoi ascoltar
del cor la voce arcana?
Come mai puoi sentir
materne ebbrezze al cor?
Or che far? Ah, vo’ fuggir!…
Io lascio i figli miei,
il sangue mio diletto
in man dell’infame!
Preceder ei mi può,
può ferir pria di me!
No! Compirò l’impresa
che il fato mi die’!
Oh, fosca Erinni! implacabile Dea!
Distruggi nel mio sen
l’amore e la pietà!
Rendi il pugnal
che di man mi sfuggì!
Ben io scordar saprò
un vile istante sol d’incertezza!
Oh debol cor! tremante man!
Non sempre tu sarai dubbiosa!
No, giammai, no,
non trionfi l’amor!
(giungono dalla reggia grida di terrore disperato)
Coro
Oh Dei, pietà di noi!
Orribile vendetta!
Orror! Traditi siam!
Oh feroce vision!
Medea
(con gioia selvaggia)
Oh grido di dolor!
Oh voce dolce al cor!
Dolce al cor più del canto!
Giasone
(dentro)
Trista Glauce fedel,
qual crudel sorte, ahimé,
questo amor diede a te!
Coro
Muoia la fosca maga!
O sacra folgor, piomba!
Giasone
Qual misfatto crudel
te condanna a morire,
e strappa a me la tua carezza!
Medea
Tu Glauce piangi sol,
spietato! e i figli tuoi?…
A lor non pensi più?
Scordato hai forse tu
ch’ei sono in mio potere?
Risparmia lor più lunghi pianti ancor!
No, sospettar non puoi
dove andrà la vendetta!
Non più dubbiezze né timor;
sorpassar io mi vo’,
vo’ compir l’opra mia funesta!
Atre Furie, atre Furie, volate a me,
la man a piombar già s’appresta!
Atre Furie, atre Furie, a me!
Date, orsù, questo sangue !
A me, figli miei, ch’io v’uccida!
(Medea corre a chiudersi nel Tempio. Appena ella è entrata accorrono in tumulto Giasone e il
popolo)
Giasone
O cielo, il vil delitto
punir non saprai?
Dei, i figli ove son?
Dei, ridateli a me!
La vostra bontà li protegga!
Oh, mia Glauce fedel!
Oh destino fatal!
Oppressa cada al suolo,
la vita a lei sia spenta!
Sconterà questuo duol
con il suo martir.
La viltà sua cruenta
scontar col suo sangue dovrà!
Coro
Vendicar, giusto ciel,
dovrai l’orrenda colpa!
Oh padre sventurato!
Disperdiam la crudele!
Col suo sangue, col suo tormento
l’orrendo duol scontar dovrà!
(Neris esce dal Tempio precipitosa)
Neris
(con parole tronche)
Ah signor!
la crudele
vostra donna…
or nel Tempio.
Giasone
Parla, orsù!
per pietà!
Che mai fece?…
Neris
Persegue i figli ancor…
è pronta già ferir!
Coro
Oh Dei! Oh madre snaturata!
Giasone
(con forza disperata)
Se siamo in tempo ancor
l’opra sua, deh, tronchiam!
(corre armato verso il Tempio, col popolo)
Medea
(apparendo sulla porta)
T’arresta! e affisa ben
la tua sposa schernita!…
(Medea brandisce alto il pugnale, circondata dalle tre Eumenidi; Giasone si arresta costernato: il
popolo indietreggia rabbrividendo)

Giasone
Oh visione d’orror!
Coro
Oh terror! Guisti Dei!
Giasone
(scagliandosi contro Medea)
Barbara! e i figli miei?
Medea
Mi vendicò il lor sangue!
Giasone
Che ti fecer, crudel?
Medea
Eran figli tuoi!
Giasone
Dei!
Medea
Va, fedel consorte,
tenero padre amoroso!…
cerca un’altra sposa!…
e discaccia una madre!…
Giasone
Ah, feroce! dammi almen
nell’ora del dolor
la dolcezza che ancor
io li possa veder!
Fa ch’io possa baciar
quelle spoglie cruente
e la pace invocar
a l’ombra lor gemente!
Dei morti il rito ancor compier pei figli io vo’
e nella tomba giù…
Medea
Non li vedrai mai più….
Giasone
Pietà! li rendi a me!
Medea
Con mio fratello or sono! Addio!
A Colco la miseria tua trascina!
Di paese in paese
ten va, reietto e sol,
con lo schianto nel cor,
aborrito da ognun!
Va i rimorsi celar
del tuo core perduto!
Quando passi in cammin
le madri freman tutte!
Più felice di te
vado i figli incontrar!
Far puro il mio dolor
del foco può l’ardor!
Presto te pur vedrò
scendere a Stige in riva:
al sacro fiume io vo’! colà t’aspetta
l’ombra mia!….
(con la face, che arde presso l’ara, Medea ha dato fuoco all’edificio; una vampata esce dal Tempio
comunicandosi rapidamente intorno. Il Tempio crolla; il popolo corre a salvarsi da ogni parte)
Giasone, Neris, Coro
Giusto ciel! Oh terror!
Terra e ciel fiamme son!
Fuggiam, fuggiam
l’arso ciel, l’atro duol !
Già l’abisso s’aprì!
Fuggiam da questo infausto suol!

Source: http://www.radio.rai.it/radio3/radio3_suite/archivio_2008/eventi/2008_10_05_medea/libretto.pdf

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