Presso la reggia di Creonte, in vista del mare, a Corinto. Ancorata al fondo è la nave Argo. Introduzione Glauce, le Ancelle
1ª Ancella Quando già corona Amor i vostri sospir, su gli occhi ancor vi sta sì profonda tristezza? Su, venite a gioir della nostra allegrezza: il cielo a voi darà i dolci suoi favori. 2ª Ancella Domani, allor che in ciel l’aurora su lieto patrio suol verrà compagna al sol, faranno Imene e Amor a vostra legge schiavo il cor di lui che v’ama e adora. Coro Quando già corona Amor…ecc Glauce Ahimé! Gioir vorrei; ho timor del domani; invan dal ciel gli Dei su me piover fanno dolce gaudio d’amor. Al mio pensier Imen ormai non è che affanno: Imen sarà domani cagion d’aspre lagrime al cor! 1ª Ancella Gettate lungi l’infausto presagio, e date lieto il cor a le gioie d’amor: presago amaro duol non è che nube vana che mai potrà velar di sì bel giorno il sol. Ancelle e Coro La rea vision crudel scordar farà l’Imene! Amor d’un cor fedel ben può sanar le pene. Illusion, sogno che vi offese il cor: Imene avrà virtù di farvi lieta ancor. Il reo dubbiar così da voi sia ognor lontano; il Dio d’Amor gentil dal ciel pregar v’udì; né invan sperò giammai chi il Dio d’Amor pregò. Glauce Io cedo alla vostra preghiera: cara amistà, tu conforti il mio cor! E tu, che a me divin prometti il destin, o amore, sii fido a me, sii fido a un cor che spera. O Amore, vieni da me! Fa cessar questo duol; si confida in te sol la tua Glauce fedele. Vien! Penetra i sensi miei; vieni! Accendi il mio cor del tuo divino ardore! Amor, tua fiamma accendi, in me discendi, Amore! e per te, per te sol beata sarò! Scendi in me, per te sol lieta un dì io sarò! Deh, bel foco d’amor, i sensi miei ravviva: al tuo calor il reo dubbiar dileguar io vedrò. Scendi in me, vieni Amor, sol per te lieto ho il cor! Da me sia lungi ognor la fatal maga torva, che a sua malia legò d’un eroe l’alto cor!
La rabbia sua, la sua presenza non turbi mai il nostro amor: a noi l’Imen porga ristor! Se tu in me scendi, Amor, ogni dubbio si parte dal cor: è per te sol ch’io spero ancora e tremar più non so. No, Medea non può spezzar i dolci nodi: forza più su Giason no, Medea non avrà! La virtù sua fatal vinta è già! Creonte (entrando con Giasone) No, non temer: t’affidi il mio parlar. Dei figli tuoi proteggerò la vita. Son cari, sono senza colpa ancor: dovranno espiar la colpa della madre? Glauce (a Creonte) Incontro a me tu vieni incerto: soffrir mi fa la lunga attesa! Creonte Tu sai che i figli di Giasone diedi al Tempio già per educar: gentil, ardente è il cor del popolo mio fedel: egli odia e ama; ed or la vil maliarda a morte vuol: e poi che aver la madre ancor non può, domanda i figli a far giustizia pronta! Glauce Li salva, padre mio! Creonte Qual pegno gentil li presi un dì Ed io li salverò da fido amico. (un Argonauta si avvicina a Giasone parlandogli in disparte) Giasone (a Creonte) O Re, ti fanno omaggio qui gli eroi recanti il vello d’oro, gli Argonauti. Deh, lascia che porgiamo il bel tesor a grande onor di Glauce bella ai piedi. (Giasone si unisce agli Argonauti; Creonte e Glauce salgono il trono).
(Creonte e Glauce si sono assisi sul trono; gli Argonauti sfilano in loro presenza portando in trionfo il vello d’oro e una immagine della nave Argo) Coro De l’alta impresa reca a voi le spoglie; le sue gloria e l’allor offre a voi per omaggio, col vello d’oro che a Colco strappò. Glauce Ah, Colco!…. Coro Offre a voi per l’amore Le sue glorie e l’alloro. Glauce Ah, Colco! Pensier fatal! Oh funesto presagio! Giasone (rivolgendosi a Glauce) Che vedo? Che triste pensiero v’oscura gli occhi così? Creonte (a Glauce) Che mai ti turbò? Perché ti fai sì smorta in viso? Glauce Ahimé! Lo splendor di questa eroica gesta grave il duol mi fa. E di Colco il suol fatato dove il drago fu domato! Il potere di Medea del gran mostro avea ragione. La vedremo presto giunger qui! Chiederà Giasone; preci e astuzie adoprerà: se non valgan le minacce, della maga l’aria fosca struggerà paese e reggia! Giasone Sparito, o buona Glauce, è il suo poter: no, no, contro l’amor non può lottare. Glauce (stringendosi a Giasone in un abbraccio) Mio protettor sei tu:
da te nei perigli avrò coraggio. Giasone Or che più non vedrò quella sposa crudele, che a me vergogna e pianto fu, del lungo error non ho la memoria più, il mio destin si rinnovella. Fu Imene il mio dolor, avrò gioia da Imen. Felice ai vostri pie’ Giasone or vuol giurar: forza umana giammai da lui vi può strappar! Creonte Ah! già troppo turbò questo dubbio la mente: aiuto a voi verrà solo dal ciel clemente. A gli Dei appartien i sacri nodi unir: a lor del vostro Imen noto è già l’avvenir. Pronube Dive, Dei custodi, vegliate i figli miei: discenda sopra lor la grazia vostra ognor! Non sdegnate, o Dei, questa prece! Deh, sia felice il loro Imen, così sarò anch’io felice appieno ed io sarò il padre più beato! Glauce, Giasone, Creonte, Coro Dio d’Amor! Dolce Imen! Scendi e lega con mite virtù tue catene qua giù! Ascolta, Dio d’amor, nostre lodi: dolci nodi lega, Amore! Vieni, Imen! Dei belli amanti in cor accendi il divo ardor! Un serto al capo lor d’immortale mirto posa! Gran gioie promette l’amore, ma sol per te il cor riposa? È sol in te perfetto amore! Il capo delle guardie Signor! Ferma una donna a vostre soglie sta: l’aspetto suo è strano e misterioso: ricopre la sua faccia con un fitto vel: ha breve e dura al labbro la parola. Creonte Il nome? Il capo delle Guardie Non so. Aveva il braccio teso a minacciar! Signor! Già vien, l’udremo alfin parlar. (appare Medea: ha un fitto velo alla faccia; si ferma al fondo, guardando intorno con solennità) Medea È forse qui che il vil sicuro sta? È qui che amor dà gioie ai traditor? Giasone Ah! Quale voce! Creonte Chi sei tu? Medea (si avanza e getta indietro il velo) Io? Medea! Tutti Medea! Ah!…. Medea Popolo, no! Non devi tu tremar: ti fida in me ! (indicando Giasone e Glauce) Per essi io sono qui. Gli Argonauti La rea scacciam! Coro Ah, no! Fuggiam, ché qui restar è sciagura! (gli Argonauti e il popolo vanno via in disordine; Glauce è sostenuta dal suo seguito) Medea (a Giasone)
Or parla tu! Perché muto stai? Nulla hai tu da dire a me tua donna? Creonte Perché sei venuta al regno mio? Medea Con quel poter che il mio dolor mi dà, col diritto mio che a me strappar si vuol, perché Giasone è mio! Giasone Tuo sono? Io? Davvero un dì la tua malia mi vinse! Or sciolto son da te! Creonte Medea, va! Ascolta per tua norma il mio voler. Scende su te, non schiava ancora, il sole: a l’alba il sol ti può trovar prigione. Medea Minacci tu? Minaccio anch’io! Se sposi Giasone Glauce tua figliuola, io giuro qui la sposa a lui strappar, e lei straziar, così alfin ne muoia. (Glauce cade nelle braccia delle sue donne; Giasone tenta confortarla) Creonte Qui tremar devi tu, donna rea, empia maga! Empia donna crudele! Creonte in suo poter dell’arte tua fatal il corso arresterà. Fremer tu devi ormai del destin che ti aspetta : su di te più crudel scenderà la vendetta! Sotto i pie’ s’apre a te l’infernal bolgia orrenda: doman sarà il supremo tuo dì! Empia maga crudele, donna rea senza cor! Già l’Averno ti chiede! Ormai tremar donna rea, devi tu! Glauce Infelice! Creonte Trema! Coro di donne Numi! Creonte Empia donna fatale, fosca maga crudele! Dell’opra vil corso arresterò! Donna rea, te ormai l’infernal bolgia attende! Te doman ingoiar dee la bolgia infernal! Fremer tu devi ormai del destin che ti aspetta. Glauce Cielo! Sol mi puoi tu salvar! Creonte Per te spuntò il supremo tuo dì! Coro O cielo! Odi me qui pregar! Glauce tu puoi salvar! Creonte Venne il tuo dì fatale! Empia donna funesta, crudel, aspro duol già l’Averno t’appresta! Per te spuntò Il fatal dì mortal! (Creonte esce con Glauce, sostenuta dalle sue ancelle) Medea Taci, Giason, e affisi immoto il suol? Un’aspra guerra si combatte in te: il nuovo e il vecchio amore in te fan guerra. Giasone Non più! Me stesso un dì tradii quel dì che amore a te giurai! Del mio valor fui traditor, nel fango l’onor mio gettai! Medea Falsa è la tua parola e ben crudel: indegna di Giason! Ricordi il giorno tu, la prima volta quando m’hai veduta? Sognato abbiam celesti gioie in terra, insiem legati in sacro eterno amor! Non io vegliai allor a tua difesa? Non io spezzai de’ tuoi nemici il vanto? Non mio fratello a te sacrificai? Giasone ascolta! Senti, senti ancor! Dei tuoi figli la madre tu vedi vinta e afflitta, fatta trista per te e pur da te proscritta! Tu lo sai quanto un giorno t’amò, crudel! A te fu cara un dì! Sola qui, senza amor, scacciata, dolorosa, se mai mi fossi apparso io sarei buona ancora, sarei pietosa! Il cor non sapea le orrende passioni; scorrea la notte in sogni buoni, splendeva a me sereno il dì. Ero felice allor, avevo un padre, un nido: ho dato tutto a te! Torna sposo per me! Crudel! Crudel! Io non voglio che te, non voglio che te solo. Medea t’implora qui: ai piedi tuoi starà! Pietà! Per tanto amor che volli a te, pietà! Torna a me! Torna sposo per me! Giasone Son vane minacce, prieghi, duol! Va via di qui! Creonte minacciò: rammenta il suo parlar! Me lieto aspetta l’alba al talamo di Glauce mia diletta. Medea Nemici senza cor, astuta mia rival, che me straziar volete,
de l’Orco i Numi qui io chiamo a testimon. del giuro mio fatal d’Olimpo ancor gli Dei! Questo Imen traditor niun vorrà benedir! Io ne attesto gli Dei, questo Imen non sarà! Giasone Fate, o Numi, cader la feral sua minaccia: serbate immune ognor da sue vendette il re! E reggia e sacro suolo, o Dei, salvate ognor! Medea O fatal vello d’or, trionfal gloria amara! Di sangue e pianto un dì molto hai tu da costa! Giasone O fatal vello d’or, trionfal gloria amara! Di sangue e pianto a me quanto già costi tu! Medea Per far penar l’ingrato ch’io detesto, i tuoi più crudi orror m’ispira, o Colco, tu! Giasone Fatal maliarda vil, crudel dal cor reietta, va via, va via di qui! Il tuo castigo aspetta. Medea Fuggir? Giasone Va, va! Medea Se questo è il destin, Medea col suo fuggir il cor ti strapperà!
Crudel! Giasone Possente è il re: gli sdegni temer tu ne devi! Medea Fu re mio padre ancor ed io tradii mio padre! Giasone Or corri a morte tu! Medea Morrò, ma voglio a te tal memoria lasciar che non m’abbia mai più nel futuro a scordar! Giasone Alla morte tu vai, dura morte t’aspetta! Medea Ma prima di morir avrò la mia vendetta! Giasone A morir già tu vai! L’ora tua or suonò! Medea Ma prima di morir la mia vendetta avrò! Morirò con piacer se il ciel mi dà la vendetta goder! Giasone Corinto ed il suo re siano o Dèi salvi ognor, o fatal vello d’or, di sangue e pianto un dì molto hai tu da costar. Medea Giammai per te verrà il nuzial dì per te o fatal vello d’or
di sangue e pianto un dì molto hai tu da costar. Medea/Giasone O tu, fatal Toson, gran dolor dêi costar, o fatal vello d’or! ATTO SECONDO Un’ala del castello di Creonte. Medea scende in grande agitazione i gradini del palazzo Medea Soffrir non posso, troppa è l’offesa! Si vuol ad una madre i figli strappare! L’onta ho sofferto d’una menzogna; l’esilio ancor nulla è per me! Sol a uno strazio regger non posso: che ai figli s’apprenda d’odiare la madre è tale dolor che soffrire non so! Neris (entrando agitata) Ahimé, mia signora! Medea Che nuove mi porti? Neris Alla reggia urlando corre fiero il popolo in tumulto: con grida funeste chiama la vendetta più crudel: di Medea il sangue vuol! Fosco al tuo calcagno l’odio sta! Raminga sulla terra, maledetta su nel ciel! Non tardar, veloce va, fuggi via o sei perduta! Medea Io resto! Neris Vuoi restare? O Dei! Ei viene!
Ecco già Creonte. (Creonte arriva col suo seguito) Creonte Vanne, lascia questo suolo, ché del popol l’ira giusta si rovescia già su te ! Fuggi, va! Ti potrà salvar oggi il braccio mio, domani forse più nol può! Medea Se cagionai gravi lutti, mio Signore, sol da voi, nobil Re, avrò perdono: sperando in voi qui restai. Creonte Non più! Non più! Chi compie tal gesta se pur prega niuno gli crede. Medea Date almen per pietà un asilo a Medea! Nel mio mister così morirò tutta sola: felice s’io talor, figli miei, vi vedrò, se abbracciar vi potrò! Scorderò di Giason il giurar menzogner! Vo’ scordare Giasone che il giuro tradì! Creonte Con tue false lusinghe tu credi sedurmi? Medea Imploro ai vostri pie’! Udir vogliate, signor, la mia preghiera! Pei figli vostri, o Re, abbiate di me pietà, date a me tal pietà! Creonte Dal regno mio ten va! Medea Un asil date a me! Creonte Nulla può me piegar! Medea Care sponde del Fasi, o mia patria lontana! Oh d’un ben ch’io perdei ricordanza dolente al pensier! Creonte Empia sorella, figlia indegna! Medea Pietà! Creonte Ten va! Medea Pietà! Un asil a me date! Creonte Va fuor dal regno, va! Non avrò pietà Medea Re degli Dei! Re degli Dei1 Chi mi die’ tal dolore fuggir non possa, no, l’occhio tuo scrutator! Neris Oh ciel! Possente è il re, non sfidar il suo sdegno: fa cessar, se tu puoi, la minaccia sua fatal! Creonte e guerrieri Ciel! tu ci salva ognor dal crudel tuo presagio! Deh, tieni a noi lontan il furor suo fatal! Disperdi, o Giove, tu il presagio suo feral; del reo presagio mai non spunti il dì fatal! Medea Prostrata ai vostri pie’ imploro, o mio signor!
Vogliate udir, mio re, signor, la mia preghiera! Creonte Dal regno mio ten va! Medea Ebben! Tutto mi manca! Mi piego alla sorte! Ecco, in esilio andrò, io subirò il destin che m’offre il mio consorte! Ma vogliate tardare ancora un solo dì. Ahi, che il mio triste cor si appresti al suo destin! Creonte Tu chiedi un altro dì per qualche infamia nuova! Medea Che mai vi posso far se il duol frange il cor? Come mai rifiutar un giorno al mio dolor? Creonte So che da mia bontà aver potrò sventura; ma so che in cor non ho d’un tiranno il rigor. Ti concedo un sol dì e sia fatto così il voler degli Dei! Medea e Neris Tale gentil bontà il cielo a voi compensi! Creonte Di mia clemenza tu trionfi, ma ne avrai così nuova pena! Se al terzo giorno ancor nel regno mio sarai, guai a te, guai a te! Crudel destino avrai! Medea O mio padre! O mio padre! Patrio suol! O mia Colco diletta!
Creonte Tosto tu dêi tornar a Colco che tradisti! Coro Rendete alfin la calma al nostro sacro suol! Medea Re degli Dei, Giove immortal! Chi mi die’ tal dolor fuggir non possa, no, l’occhio tuo scrutator! Neris Ah no, pel ciel! Frena or tu la tua rabbia! Del gran re non sfidar il tremendo furor! Coro e Creonte Giusto ciel! Giusto ciel! L’ira sua sperdi tu, il furor suo funesto! Disperdi, o Giove, tu il presagio feral; del reo presagio mai non spunti il dì fatal. (Medea, dopo l’imprecazione, è caduta sulla gradinata del palazzo; sembra assorta in un profondo e sinistro sogno. Neris, timorosa, le si accosta un poco, non osa interrompere il cupo silenzio della sua signora) Neris (tra sé) Medea! O Medea! E’ tutta vinta e affranta. Non m’ode più. Chi mai soffrì sì come te, Medea? Divisa dal consorte e dai figliuoli, di terra in terra devi triste errar, cercando pace senza mai trovarla! Il cuor mio sol è aperto al tuo dolore; ovunque andrai ti seguirò fedele. Solo un pianto con te versare, ogni lutto, ogni duol divider vo’ con te! Fedel mi trovò la sciagura, in morte a te fedel sarò. Fin che vivrò io ti sarò fedele.
Infelice! Infelice! Principessa cara e infelice, chi potria rifiutar il pianto al tuo destin? Ben fu la sorte a te crudele! Ognora vicina a te sarò, io piangerò con te starò, ti seguirò fedele. Medea (tra sé, riscuotendosi) Creonte a me solo un giorno dà? Sta ben: Medea saprà usarne. (sorge) Morrà! Perisca questa mia rival che fece sue le gioie mie più care! No, grave più, orrido il colpo cadrà! A l’onta crudel la vendetta sia par. Ah, s’egli un padre, se fratelli avesse! Che? Non ha dei figli?… Ah, dove mi porti, sdegnato mio cor? Neris Va, Medea! Fosco viene e minaccioso a te Giason! Medea Io voglio a lui parlar! (Neris esce, arriva Giasone concitato) Giasone Novella strana appresi or or! Un giorno ancor ti die’ Creonte! Per qual cagion? Che giova un giorno a te? Medea Dei figli miei l’amor mi rendi! Giasone No, piuttosto il mio sangue e la vita, che darti i piccoli cari innocenti! Medea (con gioia a stento nascosta) Oh gioia! ei li ama ancor! Or so che far dovrò! Finzione, sol tu puoi aiuto dare a me!
Ch’io menta!…. (infingendosi) Figli miei, miei tesor, lungi a voi il reo destin mi chiama! Ahimé! Mai più vi avrò con me! Mai più potrò serrarvi stretti al cor! Da voi lungi vivrò, vostro padre lo brama! Io morrò senza voi, mai più con voi sarò! Senza voi io vivrò, è Giason che lo vuole! Io morrò, là, lontan, mai più vi rivedrò! Giasone Ancor potrai gioir della cara lor presenza: sino al tuo dipartir resteran presso a te! Medea Ah, signor! Sì gentil favor giammai cadrà dal mio ricordo! Ah, cari miei tesor! veder vi posso ancor, bei frutti de l’amor!… Amor! Oh sovvenir! Giasone (commosso) Oh dolor! Oh pensier triste al cor! Medea Oh giustizia del Fato! Giasone Oh memoria crudel! Medea Oh ripudio esecrato! Giasone Cerco invano da me scacciare quel pensier! Dolce amor d’altri dì! Oh dolor grave al cor! Medea (terribile, fra sé)
Pagar ben tu dovrai i miei falsi sospir, questo mio falso duol! (una schiera di Sacerdoti attraversa la scena, uscendo dal Tempio, sul fondo ed entra nella reggia; solo Giasone la scorge) Giasone Verrà presto all’altar il re pel sacrifizio: benigni figli miei pregar ei vuol gli Dei! Io vo’ pregare il ciel che a Medea sia propizio?… Medea Così tu vai, Giasone? Così mi lasci tu? Triste addio! Fiero duol! Giasone Che ognor tu sia felice! Medea Crudel, da te divisa com’io gioir potrò? Giasone Oh pianto d’una madre! Medea Grazie a voi, giusti Numi! Giasone Ph dolor grave alsor! Medea Oh ripudio esecrato! Giasone Io da me cerco invan di scacciar quel pensier! Cerco invan di scordar il dolce antico amor! Medea Cari pagar dovrai i miei falsi sospir! Caro pagar dovrai il mio falso dolor! (Giasone ritorna alla reggia) Medea (sola) Hai dato pronto ascolto al mio pregar: d’amaro pianto a te sarò cagion! (entra Neris) O buona Neris, va, mi porta i figli miei!… Neris Io temo che Giasone… Medea Ei tutto sa: son miei per tutto il dì. Neris Perché volesti ancora i figli tuoi? Più grave in rivederli è il tuo dolore. Medea (solenne) Taci e ascolta di Medea l’ultimo voler. Diadema e peplo sono noti a te, d’un infernal magia dotati che Febo Apollo a me donò; di Glauce a nozze offrirli or tu dovrai! Neris Un dono mandi a chi ti strazia il cor? Medea Il mio segreto tu saprai tra poco. T’affretta! (Medea e Neris sul davanti della scena; Creonte, Giasone, Glauce, Sacerdoti, guerrieri, donne popolo al fondo. Sotto il porticato passano Creonte, Giasone, Glauce e tutto il corteo. Entrano nel Tempio: una parte del popolo rimane davanti alla porta; se ne odono i canti, si vede il sacrifizio) Medea (va verso il porticato, ma udendo i canti torna indietro) Ah, triste canto! In suon festoso il corteo nel Tempio va. Fatal gioir! invan cantate vittoria qui! Il dono mio contien la morte! (a Neris) Neris! vien! (entra sulla scena il corteo; in testa una schiera di musici; Medea e Neris si nascondono dietro un frammento di colonna rovinata che è al proscenio, a fianco del palazzo)
Coro Dio de l’Amor! Deh, vien dal ciel! Discendi a noi cinto di fiori! Medea Oh, maledetti questi canti ognor! Sacerdoti e guerrieri Dio d’amor! propizio sii tu! Amor, accetta i nostri doni! Medea (passeggia con furore) Quei canti ahimé! o rabbia infernal! (durante questo coro entra il Sommo Sacerdote, accompagnato da altri due Sacerdoti. sopra un altare che sorge quasi al proscenio accendono l’incenso. Essi non vedono Medea. finita la loro libazione ritornano nel Tempio). Coro Dolce Nume, dal ciel compi il voto d’Amor! Corona, dolce Imen, questo giorno beato! Creonte Ascolta il mio pregare! Glauce Ascolta il giuro fedel! Medea (col pensiero a Glauce) Ah, mal trionfi tu! Se cingi il moi diadema, il sogno va e a te la morte viene! Creonte Accogli il voto mio! Glauce Ascenda il giuro a te! Giasone Imen! Ascolta il mio pregar! Veglia sui figli miei! Medea Il mio furor la vostra gioia affina e terra e ciel in suo poter trascina! (il corteo esce dal Tempio e torna lentamente al palazzo di Creonte)
Coro
Deh, posa al crin del sacro mirto il fior! Scendi a noi, dolce Imen, compi i voti, Dio d’amore! Medea (con tragico ardore) Io pur amor io pur qui sto! Io vengo a te, mi stringo ai tuoi altar! Chiedo ancor quella fe’ che Giason mi giurava, che Giasone ha tradita! Coro Al lieto rito vieni! Dolce Amor, scendi a noi! Eterna la virtù dei loro giuramenti! Medea Questa promessa un dì tu l’avesti da me! Amor! la mia vendetta appresta! Imen, Imen! Questa promessa un dì sol per me diede a te l’infedel. Sorridi al mio furor! Amor, amor! Ridi con me! ATTO TERZO Medea (sola davanti al tempio) Numi, venite a me, inferni Dei! Voi tutti che aiutaste il mio voler, la vostra forza ancor m’assista, voi l’opra mia compier dovete. Distenda in ciel la nera morte il velo, e popol strugga e re in sua rovina orrenda!
O cari figli, strazio mio supremo, ch’io sacro qui dell’odio a l’atre Dive, non debb’io mai il sangue vostro espiar! Sì! vostro padre fu che v’uccise! Reietto in terra il vil, lo sperda il ciel! S’appressan, ahimé, quale tormento! Un cuor di madre batte nel mio petto. Natura, or tu invano parli a me. Morir dovran! Negata è lor la vita: votati son de l’atra Erinni al nume! Il suo voler sol comanda in me!… (Neris esce dal palazzo, tenendo per mano i figli di Medea) Neris Compiuto fu, Medea, il tuo voler; il peplo già ed il diadema ha Glauce. Ti rende grazie…. Ma perché taci tu? Guarda, sono i figli tuoi!… Medea (con terrore) I figli! Ah! (i bimbi corrono alla madre; Medea li respinge) Lontan! Lontan! serpenti, via da me! Dal collo mio lontan!… mi soffocate!… Neris Che dici? Medea (carezzando i figli) Guarda ei pur così… così Giasone falso ha lo sguardo! a morte, orsù! (leva alto il pugnale per ferire; il pugnale le cade: abbraccia i figli piangendo) No, cari figli, no! Neris (vedendo il pugnale) Oh Dei del cielo! che vuoi fare? Levar la man tu puoi sul sangue tuo? Ritorna in te, Medea, torna in te! Pel reo soffrirà chi è senza colpa? Medea (stringendo sempre a sé i figli tra le braccia) Son vinta già! cessò del cor la guerra; sul ciglio mio il pianto alfin tornò! Li vedo ancora, ancor li stringo a me; non penso più al duol che m’arde in seno; ritorna a ieti dì il cor sereno.
Del fiero duol che il cor mi frange nulla mai vincerà l’orror! O figli niei, o figli miei, io v’amo tanto! miei tesor! E pensai di passarvi il cor!… O dei del ciel! Santa giustizia! Fu per voi se mia man dal colpir risté; se al furor l’ardor! Fate, o Dei, ch’io non voglia mai questo folle orror! Non permettete questo feroce lor tormento: spegnete in cor le furie orrende, giusti Dei! A morte l’esecrato autor del mio tormento! dee penar, dee soffrir; ciò basta al mio contento! Spergiuro! Spergiuro! Ah, il pensier di Giason raccende il mio furor! Del fiero duol che il cor mi frange nulla mai vincerà l’orror. O figli miei, o miei tesor, io v’amo tanto! e pure in me io sento ancora, a voi guardando, ahimé, rinato il mio furor! Neris (osservando Medea, tra sé) D’amore il raggio ancora in lei s’è spento che breve tempo ai figli suoi brillò, e sol potrà nel sangue ciò finire…. Medea (a Neris) Neris, che hai fatto tu del dono mio? Neris Il tuo diadema Glauce assai gradì: chiamò le ancelle a sé contenta e lieta; volle del dono tuo la fronte ornare, perché di lei Giasone andasse altero!… Medea La uccida, o Numi, l’empio giubilo!… (proseguendo con mistero) Ascolta! Quel diadema un dì con l’arte mia dotai di forza arcana: mortal veleno Glauce struggerà se pose al crine il bel diadema d’or! Neris Medea! aspra ben punisci tu! La mala pena basti almeno a te! Risparmia i figli!… Ah. s’invola il dì, e presto tu sarai da lor divisa! Medea E’ tempo già! tu salva i figli miei!… Il ciel ti assista ora contro me!… (Neris fugge nel Tempio coi fanciulli, chiudendo la porta dietro di sé) FINALE Medea E che? Io son Medea! Io sono madre e li lascio in vita? Che mai fu? Dove son? Son ciechi gli occhi miei! Pei figli di Giason potei aver pietà? Son figli miei!… Se sono figli a me, padre è Giasone a loro! Infelice! Infelice! come puoi tu pensar d’essere madre? Come puoi ascoltar del cor la voce arcana? Come mai puoi sentir materne ebbrezze al cor? Or che far? Ah, vo’ fuggir!… Io lascio i figli miei, il sangue mio diletto in man dell’infame! Preceder ei mi può, può ferir pria di me! No! Compirò l’impresa che il fato mi die’! Oh, fosca Erinni! implacabile Dea! Distruggi nel mio sen l’amore e la pietà! Rendi il pugnal che di man mi sfuggì! Ben io scordar saprò
un vile istante sol d’incertezza! Oh debol cor! tremante man! Non sempre tu sarai dubbiosa! No, giammai, no, non trionfi l’amor! (giungono dalla reggia grida di terrore disperato) Coro Oh Dei, pietà di noi! Orribile vendetta! Orror! Traditi siam! Oh feroce vision! Medea (con gioia selvaggia) Oh grido di dolor! Oh voce dolce al cor! Dolce al cor più del canto! Giasone (dentro) Trista Glauce fedel, qual crudel sorte, ahimé, questo amor diede a te! Coro Muoia la fosca maga! O sacra folgor, piomba! Giasone Qual misfatto crudel te condanna a morire, e strappa a me la tua carezza! Medea Tu Glauce piangi sol, spietato! e i figli tuoi?… A lor non pensi più? Scordato hai forse tu ch’ei sono in mio potere? Risparmia lor più lunghi pianti ancor! No, sospettar non puoi dove andrà la vendetta! Non più dubbiezze né timor; sorpassar io mi vo’, vo’ compir l’opra mia funesta! Atre Furie, atre Furie, volate a me, la man a piombar già s’appresta! Atre Furie, atre Furie, a me! Date, orsù, questo sangue !
A me, figli miei, ch’io v’uccida! (Medea corre a chiudersi nel Tempio. Appena ella è entrata accorrono in tumulto Giasone e il popolo) Giasone O cielo, il vil delitto punir non saprai? Dei, i figli ove son? Dei, ridateli a me! La vostra bontà li protegga! Oh, mia Glauce fedel! Oh destino fatal! Oppressa cada al suolo, la vita a lei sia spenta! Sconterà questuo duol con il suo martir. La viltà sua cruenta scontar col suo sangue dovrà! Coro Vendicar, giusto ciel, dovrai l’orrenda colpa! Oh padre sventurato! Disperdiam la crudele! Col suo sangue, col suo tormento l’orrendo duol scontar dovrà! (Neris esce dal Tempio precipitosa) Neris (con parole tronche) Ah signor! la crudele vostra donna… or nel Tempio. Giasone Parla, orsù! per pietà! Che mai fece?… Neris Persegue i figli ancor… è pronta già ferir! Coro Oh Dei! Oh madre snaturata! Giasone (con forza disperata)
Se siamo in tempo ancor l’opra sua, deh, tronchiam! (corre armato verso il Tempio, col popolo) Medea (apparendo sulla porta) T’arresta! e affisa ben la tua sposa schernita!… (Medea brandisce alto il pugnale, circondata dalle tre Eumenidi; Giasone si arresta costernato: il popolo indietreggia rabbrividendo)
Giasone Oh visione d’orror! Coro Oh terror! Guisti Dei! Giasone (scagliandosi contro Medea) Barbara! e i figli miei? Medea Mi vendicò il lor sangue! Giasone Che ti fecer, crudel? Medea Eran figli tuoi! Giasone Dei! Medea Va, fedel consorte, tenero padre amoroso!… cerca un’altra sposa!… e discaccia una madre!… Giasone Ah, feroce! dammi almen nell’ora del dolor la dolcezza che ancor io li possa veder! Fa ch’io possa baciar quelle spoglie cruente e la pace invocar a l’ombra lor gemente! Dei morti il rito ancor compier pei figli io vo’ e nella tomba giù… Medea Non li vedrai mai più…. Giasone Pietà! li rendi a me! Medea Con mio fratello or sono! Addio! A Colco la miseria tua trascina! Di paese in paese ten va, reietto e sol, con lo schianto nel cor, aborrito da ognun! Va i rimorsi celar del tuo core perduto! Quando passi in cammin le madri freman tutte! Più felice di te vado i figli incontrar! Far puro il mio dolor del foco può l’ardor! Presto te pur vedrò scendere a Stige in riva: al sacro fiume io vo’! colà t’aspetta l’ombra mia!…. (con la face, che arde presso l’ara, Medea ha dato fuoco all’edificio; una vampata esce dal Tempio comunicandosi rapidamente intorno. Il Tempio crolla; il popolo corre a salvarsi da ogni parte) Giasone, Neris, Coro Giusto ciel! Oh terror! Terra e ciel fiamme son! Fuggiam, fuggiam l’arso ciel, l’atro duol ! Già l’abisso s’aprì! Fuggiam da questo infausto suol!
Case Study #4 Non-alcoholic fatty liver disease: A weighty issue Raphael B. Merriman Learning objectives On completion of this activity, participants should be able to: Discuss the role of liver biopsy in the evaluation of non-alcoholic fatty liver disease (NAFLD) Review emerging non-invasive methods of assessing the severity of NAFLD Outline current therapeutic stra
Addison’s disease What is it? Addison’s disease is an endocrine system disorder that occurs when the adrenal gland fails to produce enough hormones to keep the body functioning normal y. The adrenal glands secrete glucocorticoids and when proper amounts of these are not produced, an animal's metabolic and electrolyte balances may be upset. Addison’s disease is fatal if left untreat