Due o tre cose che si devono sapere sul doping
Il termine doping deriva da “doop”, un miscuglio di sostanze energetiche che i marinai olandesi già quattro secoli fa ingerivano prima di affrontare una tempesta sull’oceano. Da “doop” si è arrivati nel Novecento al verbo inglese “to dope”” che significa un additivo che modifica il rendimento. Perché alcuni, mal consigliati da chi li circonda, tentano di vincere ad ogni costo, grazie a sostanze (farmaci) e metodi (trattamenti) in grado di migliorare la prestazione sportiva o di attenuare il senso della fatica. Doping è anche far assumere agli atleti farmaci che mascherano l’assunzione di altre sostanze, sempre illecite, affinché non risultino “positivi ai controlli antidoping”. Doping vuol dire un farmaco o un metodo utilizzato per uno scopo diverso (improprio) rispetto a una determinata malattia,per la quale quel farmaco (o metodo) è stato studiato, con tutte le cautele per i possibili effetti collaterali. I farmaci usati in maniera impropria, cioè per doparsi o per altri trattamenti illeciti, sempre al fine di doping, rappresentano una grave minaccia per la salute, soprattutto futura, di chi pratica una qualsiasi attività sportiva. Ma questo aspetto è poco noto. Per qualcuno parlare di minaccia alla salute significa dire che lo sport fa male. Ma non è assolutamente vero. Gli eccessi (il doping) fanno male a chi fa sport.
Doping o cultura sportiva?
A tutti è capitato di pensare, vedendo in azione il campione di uno sport” che bello, gli riesce tutto così facile,voglio provarci anche io”. Tutto nasce da un gesto, un gesto sportivo di incantevole bellezza. Il motore dello sport è la passione. Lo sport comporta applicazione e spirito di sacrificio; campioni si può nascere, grazie a mamma e papà geneticamente ben predisposti, ma non si diventa senza rigore e determinazione. Costanza, la voglia di migliorare, la disciplina sono alcuni dei punti cardine per la riuscita di un obiettivo da cui non si può scappare. Tuttavia esiste una strada diversa che permette all’individuo di raggiungere tale scopo con più facilità: il doping. Qualcosa che non ha niente a che fare con la cultura sportiva basata sui valori “classici”, ma che vuole ingannare e vuole illudere. Il doping è un’arma “a doppio taglio”. Fare utilizzo di sostanze dopanti con la speranza di primeggiare nell’attività sportiva vuol dire illudersi due volte: prima di tutto non permette con certezza di raggiungere una vittoria, e poi, aspetto più importante, comporta dei gravi danni alla salute futura. Allora uno banalmente potrebbe chiedersi, ma quali sono le motivazioni che spingono alcuni atleti a ricorrere a determinate sostanze? Il bisogno di misurarsi con se stessi e di confrontarsi con li altri, spinge lo sportivo a cercare di aumentare il proprio rendimento fisico anche attraverso l’uso di farmaci, il più delle volte impropriamente usati. Vincere ad ogni costo è un non valore. Anche se alcuni ci credono. Ricorrere a pratiche illecite, nello sport come nella vita, significa imbrogliare.
Il famoso Pierre de Coubertin,ribattezzato “Il Barone” amava ripetere ”l’importante è partecipare non vincere”. Quella frase vale a maggior ragione oggi, in un tempo che promuove, in apparenza, solo il successo come valore da perseguire. Ma partecipare significa dare sempre il meglio di sé, solvendo come primo avversario se stesso. “Chi vince, nello sport, deve ringraziare anche l’ultimo classificato e gli intermedi. Senza di loro la competizione non avrebbe senso”. Parola di Nelson Mandela, premio Nobel per la Pace. Se la domanda Doping o cultura sportiva è molto forte anche la risposta deve essere chiara e decisa. Lo sport, e anche la società, si deve riappropriare di quei valori tramandati per generazioni e generazioni con cui ognuno di noi è stato educato fin da piccolo. Non si può permettere di lasciare che questa macchia continui ad allargarsi; ciò equivarrebbe dire lasciare un pesante fardello per le generazioni future.
Le sostanze dopanti più diffuse Purtroppo le sostanze dopanti, messe a disposizione di chi barando nello sport mette in gioco la salute, sono aumentate. Le scarse condizioni igieniche e la qualità delle sostanze prodotte aumentano il rischio di contrarre infezioni. Le persone che ne fanno uso, spesso stabiliscono da sole e in modo del tutto arbitrario dosaggi e tempi, mettendo così a rischio la propria salute. Di grande importanza sono anche gli effetti psichiatrici, che vanno dalla semplice euforia a veri e propri episodi psicotici con presenza di allucinazioni e deliri che possono sfociare nel suicidio. Quello che appare non è quindi un solo problema sportivo ma soprattutto sociale e sanitario. Adesso facciamo una descrizione per classi di farmaci, al solo scopo di informare sui gravi rischi per la salute che il doping procura. A) Antidolorifici e antinfiammatori
Sono farmaci contro il dolore e contro le infiammazioni. Maschera la stanchezza, blocca i centri nervosi e rende insensibile allo sforzo. Come la droga generano assuefazione e dipendenza, con il rischio di andare incontro a pericolosissime “overdose”. B) Narcotici Hanno la funzione di anestetizzare l’organismo, evitando la percezione del dolore.Vanno evitati perché alla fine non si riesce più a farne senza. Annullano la soglia del dolore nel senso che tutto diventa doloroso, un minimo sforzo diventa insopportabile e allora bisogna ricorrere al doping. C) Steroidi anabolizzanti Derivati dagli ormoni sessuali maschili, favoriscono la sintesi delle proteine e quindi la costruzione dei tessuti dell’organismo. Sono perciò usati per favorire la ripresa dei muscoli dopo un trauma o per rafforzare le ossa. L’effetto è l’incremento della massa muscolare. Negli adolescenti si può arrestare il processo di sviluppo per chiusura delle cartilagini di accrescimento. Nei maschi adulti il rischio è un’atrofia (riduzione di volume) dei testicoli, con conseguente compromissione della fertilità per riduzione o alterazione nella produzione di spermatozoi, ma può anche verificarsi un’indesiderata perdita di capelli. Nelle donne possono comparire caratteri sessuali maschili e, verificarsi alterazioni del ciclo mestruale. Per tutti gli steroidi anabolizzanti contemplano un pericoloso aumento dell’aggressività, alternato a fasi depressive.
D) Ormoni Gli ormoni sono sostanze prodotte naturalmente dal nostro corpo. Sono molto importanti perché, immessi nella circolazione del sangue, controllano funzioni essenziali dell’organismo umano e regolano l’azione di particolari tessuti. Testosterone, l’ormone della crescita (GH) e altre sostanze che stimolano la ghiandola surrenale (ACTH), sono assunti illecitamente dagli sportivi per aumentare la muscolatura e quindi la forza e la resistenza atletica, nonché l’aggressività agonistica. Quanto agli effetti indesiderati si hanno soprattutto nelle donne: una crescita di peluria sul viso e sul corpo è solo il primo passo verso una serie di gravissimi disturbi del metabolismo che sfocia nell’ipertrofia del clitoride, cioè una piccola protuberanza posta sopra la vagina, può ingrandirsi al punto da divenire simile ad un piccolo pene. E) Doping ematico In ambito sportivo, tale trattamento serve per aumentare la resistenza alla fatica dopo aver prelevato e quindi arricchito il sangue con globuli rossi o sostanze affini. In questo contesto alte concentrazioni di globuli rossi fanno elevare la densità del sangue, aumentando proporzionalmente i rischi di embolie. Nell’ ambito del doping ematico ricordiamo: 1. Eritropoietina (Epo) L’Epo è una sostanza che viene prodotta dalle ghiandole surrenali per aumentare l’ematocrito (quantità di globuli rossi presenti nel sangue) e quindi far crescere la disponibilità di ossigeno negli sport di resistenza. L’Unione Ciclistica Internazionale (UCI) ha fissato un tetto massimo di ematocrito consentito pari al 50%: l’EPO viene quindi utilizzata per portare l’atleta il più possibile vicino a tale limite. Gli effetti collaterali a lungo termine non sono ancora chiariti: oltre ad un rischio elevato di trombosi a causa del sangue più denso e all’aumento della pressione, si sospetta che l’EPO possa essere in relazione con il sorgere di alcune leucemie. 2. NESP La Darbepoetina è una proteina sintetica che stimola la produzione dei globuli rossi del sangue. E’ più costosa dell’epo ma dieci volte più efficace. Gli effetti si hanno entro otto giorni dall’iniezione e consistono nell’aumento dei globuli rossi, il che vuol dire più capacità di trasportare ossigeno ai muscoli, cioè migliori prestazioni a base aerobica e miglior recupero. Gli effetti collaterali sono simili a quelli dell’epo. Si individua nei test incrociati sangue e nelle urine. 3.PFC (Perfluorocarburo) Sono sostanze ancora in fase di studio usate come sostituti plasmatici in grado di trasportare ossigeno e ridurre la viscosità sanguigna. Anche gli effetti collaterali non sono totalmente chiariti: esse provocano problemi al fegato e ai reni e sembra che siano all’origine di strani malesseri verificatesi di recente in alcuni ciclisti. 4. Igf-1 E’ una sostanza esogena con azione simile all’ormone della crescita. Stimola la produzione di globuli rossi. Tra gli effetti collaterali ricordiamo: ritenzione di fluidi, pancreatine acuta.
F) Amfetamine e stimolanti Vengono utilizzate per ridurre il senso di fatica e attenuare i segnali di fatica che l’organismo invia al cervello. Gli effetti sono pericolosi sull’apparato cardiorespiratorio e sui centri che regolano la temperatura dell’organismo. Il rischio più grave, però è il superamento della soglia di affaticamento, che l’organismo non registra più. G) Caffeina Ad alte dosi, la caffeina permette di trasformare in energia gli acidi grassi. Non è considerata dopante al di sotto dei 12 microgrammi per millimetro nelle urine, dose pari a quella che si assumerebbe bevendo 7 tazzine di caffè in 2/3 ore. L’abuso procura eccitazione, insonnia, tremori e scompensi cardiaci. H) Diuretici Vengono impiegati per due motivi: per perdere velocemente chili ed etti da “fare artificialmente il peso”, come si dice nel mondo pugilistico; per diluire le urine e ridurre la concentrazione di altre sostanze dopanti in circolo nell’organismo. Come “ agenti mascheranti” oltre ai diuretici, possono essere utilizzate anche sostanze come l’epitestoterone, probenecid, andriol, modafenile e l’Expander. I) THG Un discorso a parte merita questa sostanza dopante. E’ una sostanza che stimola la sintesi proteica, cioè la produzione di nuove cellule. E’ utilizzato per incrementare la forza, con l’aumento della massa muscolare, e diminuire i tempi di recupero, velocizzando alcuni metabolismi cellulari. E’ al centro di uno scandalo scoppiato in USA circa un mese fa. E’ doveroso fare una puntualizzazione. Quello che spesso non è chiaro a molti, è che esistono tre categorie di sostanze ben precise: gli integratori; i farmaci non inclusi negli elenchi delle sostanze dopanti; e i farmaci che, invece, sono proibiti. Alcuni integratori a dosaggi elevati possono essere considerati farmaci. C’è chi sostiene che chi oggi usa gli integratori, dal momento che lo fa per migliorare la propria prestazione, domani ricorrerà al doping. Credo che questa affermazione sia priva di senso. Anche perché gli atleti, del resto, nonostante la confusione che molti stanno creando, hanno di solito ben chiaro il confine fra ciò che è lecito e ciò che non lo è.
Doping e storia
IL mondo si accorse che il doping era un problema serio quando sir Tommy Simpson, baronetto inglese, ex-campione del mondo di ciclismo e quel giorno di luglio corridore del Tour de France, si accasciò sulle rampe del Mont Ventoux. Caldo e amfetamine, quando arrivò all’ ospedale il campione britannico era già morto per quel mix letale. Era il lontano 1967. Furono introdotti allora i test antidoping sulle urine che trovarono positivo tra l’altro due anni dopo, durante una tappa del Giro d’Italia, il famosissimo ciclista Eddy Merckx . Per 20 anni non ci furono più casi eclatanti fino a che nel 1988 alle Olimpiadi Seul Ben Johnson, in occasione della finale dei 100 metri, fu trovato positivo al salbutamolo, uno steroide anabolizzante. Gli anni ‘90 furono caratterizzati dall’avvento dell’Epo e del doping ematico il quale non ebbe alcuno ostacolo a diffondersi fino a che non furono introdotti i test ematici nel 1997 nel ciclismo. Gli anni ’90 furono caratterizzati anche dall’episodio di positività di Maradona per ben due volte: prima nel 1991 alla cocaina, e poi nel 1994 all’efedrina ai Mondiali di calcio. Tuttavia fu il ciclismo ad avere il guinness di scandali doping: a cominciare dal 1998 nello “scandalo Festina” al Tour de France dove furono rinvenuti prodotti dopanti al personale della squadra francese Festina; poi il caso di Marco Pantani che nel 1999 alla penultima tappa del Giro d’Italia fu trovato con valori sopra la soglia dell’ematocrito (50%) e fu espulso dalla corsa; infine il “blitz” dei Nas al Giro d’Italia nel 2001 dove furono rinvenute nelle camere dei corridori degli alberghi una quantità notevolissima di sostanze dopanti; l’arresto quest’ anno di direttori sportivi di squadre professionistiche quali Locatelli e Dazzani. Tuttavia in questi anni si è assistito ad un aumento di casi di positività soprattutto negli altri sport: nel calcio dove degli ultimi 3 anni abbiamo avuto 14 casi di positività al nandrolone con tanti calciatori blasonati quali Fernando Couto, Edgar Davids e Jaap Stam arrivando agli ultimi attualissimi 3 casi Blasi, Kallon, e addirittura Al Gheddafi jr nel giro di neanche un mese; nell’atletica che è stata investita come un fulmine a ciel sereno dallo scandalo “Thg” in America e che ha fatto già vittime illustri quali Kelli White, dominatrice dei 100 e 200 metri ai mondiali di Parigi, positiva al Modafinil, un coprente molto probabilmente proprio di questo nuovo steroide anabolizzante, e Dwen Chambers, campione europeo dei 100 metri positivo al Thg. Quello che più preoccupa è il fatto che il fenomeno si è infliltrato, con notevole velocità e facilità nel mondo giovanile dello sport. Solo quest’ anno abbiamo avuto quasi 20 casi di assunzione di Epo nel mondo del ciclismo giovanile juniores, Under23/Elite. Tutti questi casi farebbero presupporre ad un fenomeno individuale in cui gli atleti fanno ricorso a queste pratiche illecite per meri scopi competitivi personali. Non è cosi, spesso e volentieri si è scoperti che dietro al doping vi era una chiara intenzionalità da parte di un sistema che poteva essere una società sportiva, una federazione sportiva o addirittura un governo nazionale. L’ultimo scandalo del Thg sembra proprio confermare questa tesi, ma anche le rivelazioni sull’ ex Ddr negli anni ’80, i famosi risultati “nazionali” del nuoto e dell’atletica cinese in alcune manifestazioni internazionli rendono reale questa possibilità.
Esistono soluzioni? Se sì quali?
Tutti gli Stati oggi affrontano il problema del doping con determinazione, perché tutti sono consapevoli che esso rappresenta una minaccia per la salute, soprattutto futura, di chi pratica una qualsiasi attività sportiva. Anche l’Italia e il suo parlamento hanno approvato una legge antidoping a tutela dello sport e di chi lo pratica. Una legge, la n. 376 del 14 dicembre 2000, che anche molti stranieri riconoscono fra le più moderne. Per doping , la legge definisce “ la somministrazione o l’assunzione di farmaci o di sostanze biologicamente o farmacologicamente attive”. E’ doping anche “l’adozione o la sottoposizione a pratiche mediche non giustificate da condizioni patologiche e idonee a modificare le condizioni psicofisiche o biologiche dell’organismo al fine di alterare le prestazioni agonistiche degli atleti”. Il doping è reato, non solo per le leggi dello sport ma anche al di fuori, che si valuta solo in base agli effetti dell’assunzione di sostanze vietate o alla pericolosità dei farmaci prescritti. Ma questa legge antidoping funziona? Ci sono seri motivi per affermare il contrario: 1) Il numero di praticanti l’attività sportiva controllati non è statisticamente significativo rispetto alla totalità degli stessi (professionisti, amatori e praticanti occasionali). 2) Non tutte le sostanze vietate vengono ricercate (le cosiddette sostanze affini) ed alcune sostanze sono addirittura non evidenziabili con certezza (per l’ormone della crescita non esistono ancora metodi di individuazione) 3) I materiale sequestrato negli sporadici “blitz” effettuati dall’autorità giudiziaria lascia presupporre che le positività rilevate dall’attuale sistema antidoping siano “ troppo basse”. A livello internazionale l’UCI l’Unione Ciclistica Internazionale ha adottato una politica a due livelli. In primo luogo il controllo e le sanzioni disciplinari, cioè i controlli antidoping veri e propri. Nel solo ciclismo vengono effettuati circa 12000-13000 controlli antidoping ogni anno, con metodi anche all’avanguardia, basti pensare al test incrociato sangue-urine introdotto alle Olimpiadi di Sydney del 2000 e al metodo francese che individua la molecola di Epo sintetica nelle urine. La prima disciplina a beneficiare di questo metodo, naturalmente, è stato il ciclismo in una gara di Coppa del mondo nell’aprile del 2001. Il CIO d’altra parte sta combattendo il fenomeno da tutti i fronti ed ha creato la WADA nel 1999 con il compito primario dell’Agenzia di creare una sinergia fra il Movimento Olimpico e le Istituzioni. Ritengo delle soluzioni sono fattibili ma si ha bisogno di una totale collaborazione tra Istituzioni, Federazioni Sportive e atleti. L’esistenza di uno scambio continuo di informazioni fra il mondo sportivo, l’industria farmaceutica e la ricerca scientifica, è la base per una valida politica di prevenzione e di controllo. E’ però necessario che vi sia un adeguato supporto politico e economico per poter finanziare queste attività, nonché poter armonizzare i regolamenti e le eventuali sanzioni. E’ impensabile che atleti vengono sanzionati in modo diverso per la stessa sostanze, e che, addirittura, alcune sanzioni non siano riconosciute o annullate da istanze superiori. Quindi trovare regole e soluzioni comuni, anche a livello politico, è quindi un imperativo affinché la lotta al doping sia efficace e credibile. Ma la lotta al doping è principalmente una questione di prevenzione ed educazione. Educazione significa che lo sport non è solo agonismo. Prevenzione vuol dire dare agli atleti soluzioni alternative al doping, vale a dire corretta alimentazione, biomeccanica del gesto, medicina dello sport. Prevenzione significa intensificare i controlli al di fuori delle competizioni.
Obiettivo principale è perseguire, sin da giovanissimi, la sana abitudine all’attività fisica, da accompagnare con un’ alimentazione corretta e con stili di vita più equilibrati. La carta vincente allora è quella della responsabilizzazione dei cittadini. E’ una risposta culturale che può andare di pari passo con il rigore dei controlli. Ricordiamoci che lo sport oltre a essere una delle armi più efficaci nella prevenzione delle malattie è anche il più titolato docente della disciplina e degli stili di vita utili alla salute.
Responsabile dell’iniziativa: Andrea Roberti
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